Terza puntata e mezzo di “Liberi Tutti”
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Che lo spettacolo non continui
Rieccoci. Serviva tempo. Non il tempo che toglie il respiro, che uccide. Il tempo dei minuti. Ma il tempo che ci vuole. Quelle delle cose fatte. Ecco. Il tempo delle nomine si è chiuso. Abbiamo di fronte il nuovo Governo Draghi. Un governo che pende a destra, ancora più di prima. Ci eravamo detti nella scorsa newsletter che la nomina dei sottosegretari sarebbe stata fondamentale per il futuro della legge contro l’omotransfobia.
L’unica speranza è avere dei sottosegretari molto più addentro a vicende concrete della Giustizia e soprattutto che siano due laici. Il rischio, come dichiara un dirigente del Partito Democratico è “che i pareri sulla Legge Zan prodotti da un ministero a immagine e somiglianza di Cartabia diventino un Vietnam”.
È andata come è andata. Cioè male. Non malissimo, se il Movimento Cinque Stelle riuscirà a tenere la barra dritta. Male considerando però la forza di burro che ha dimostrato questo movimento capace di plasmarsi e appiattirsi a qualsiasi posizione.
Sappiamo che Marta Cartabia è la nuova ministra alla Giustizia. E abbiamo già discusso sul perché no, non è una buona notizia per l’avanzare dei diritti civili. Oggi sappiamo che affiancati a Marta Cartabia ci sono:
Anna Macina, deputata del Movimento Cinque Stelle.
Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia.
Sulla prima sappiamo pochissimo. Sulla questione dei diritti non si è mai espressa e non si rintracciano dichiarazioni a riguardo. Niente di tutto questo è meritevole per una persona che occupa un ruolo chiave all’interno del ministero della Giustizia.
Su Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia, sappiamo molto. E forse avremmo voluto sapere sicuramente meno. Avvocato pugliese, di Bari, ha mosso i primi passi in politica da consulente. Nel 2004 all’interno della commissione parlamentare anti-mafia. Dal 2008 è entrato in Parlamento con l’allora Popolo delle Libertà. Non se ne è più andato. Si è sempre occupato di giustizia. E ha sempre avuto un’idea precisa di tutti i provvedimenti che riguardavano l’avanzata dei diritti civili in Italia: contrario. Nel 2013 contrario alla legge contro l’omotransfobia firmata da Ivan Scalfarotto. Nel 2016 contrario alle unioni civili. Nel 2020 contrarissimo alla legge Zan (“deriva del pensiero unico”).
La partita è aperta.
La nomina dei 39 sottosegretari del governo Draghi coinvolge 19 donne e 20 uomini. Undici posti vanno al Movimento 5 stelle, 6 al Pd e 9 alla Lega. Il PD ha perso questa partita, da qualunque parte la si guardi. Non riesco a vedere come il centro-sinistra potrà uscire dall’imbuto in cui si è cacciato. Come potrà salvare la legge Zan e altre leggi di civiltà? Ognuno avrà bisogno di distinguersi dagli altri, fortificando la propria identità politica. Il governo dell’unità ha enfatizzato i termini del contrasto al punto che nessuno dei suoi protagonisti può tornare indietro senza perdere quello che in una politica-spettacolo come questa conta più di tutto: la faccia. Adesso, il centro sinistra per quanto impoverito di figure rappresentative affidabili, qualcuna, la classe politica italiana è tuttora in grado di esprimerla. La speranza, come sempre, al Senato per la legge Zan poggia sulle spalle di Monica Cirinnà. La legge non è ancora partita dalla Commissione Giustizia (dove siedono personaggi come Pillon) e quando partirà alla senatrice pentastellata Maiorino andrà il compito di fare da relatrice. Speriamo che Cirinnà la assista.
Sbagli: genitore 1 e 2
In questi giorni (ma anche in quelli successivi, e ancora negli anni) si è discusso molto della fake news “genitore 1”, “genitore 2”.
Ne ho scritto per Esquire Italia. Cercando di smontare una volta per tutte questa balla spaziale che viaggia negli anni diventando sempre più forte. Leggete qui
Vorrei aggiungere, alla luce delle nomine dei nuovi sottosegretari, che Ivan Scalfarotto ha ottenuto un sottosegretariato agli interni. È una bella prova. Fino ad oggi IV ha tenuto bassa l'asticella dei diritti civili. Bonetti non ha mai nominato la legge Zan, Scalfarotto non ha mai intrapreso vere battaglie per la comunità. Ed è il momento per il Sottosegretario, di dimostrare di essere qualcosa di più di una figura che si mette lì, per occupare una poltrona in quota arcobaleno. Questo è il momento di spingere: far firmare subito il provvedimento sulle carte di identità e poi procedere spediti per promuovere spediti per altri provvedimenti sulla comunità. Altrimenti vorrà dire, secondo la logica di IV, che non serve dare i diritti alle persone Lgbt. Basta dare loro le poltrone. E che Scalfarotto è lì perché gay. E non per altri motivi. Dispiacerebbe.
Tam Tam 🌍
Un malese ha vinto la prima battaglia legale nel Paese contro le leggi islamiche che vietano i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Si tratta di un verdetto "storico" secondo gli attivisti lgbt della Malaysia, che rappresenta un passo avanti "monumentale" nella lotta alla persecuzione della comunità Lgbt.
L'uomo, di cui non è stata resa nota l'identità, era stato accusato da un tribunale islamico nel 2019 di avere cercato di "fare sesso contro l'ordine della natura". In Malaysia i tribunali islamici si occupano di alcune questioni riguardanti i cittadini musulmani (circa il 60% della popolazione) e le leggi della sharia vengono stabilite dai singoli Stati. Nel caso specifico, l'uomo era stato giudicato da un tribunale dello Stato di Selangor, che vieta il “sesso gay”. Tuttavia, le leggi locali non possono entrare in conflitto con la legislazione federale e la sodomia seppure è un reato a livello nazionale, raramente viene perseguita. Nella sua sentenza, l'Alta Corte del Paese si è quindi schierata a favore dell'uomo che ha presentato il ricorso, stabilendo che la legge in questione dello Stato di Selangor è illegale.
233mila vittime di guerra, 83 miliardi in armi dall’Europa all’ArabiaSaudita.
A Modena ventisei antifascisti sono in attesa di sentenza per essersi avvicinati nel 2017 a un presidio di Forza Nuova. Una testimone ha aggravato la propria posizione dichiarando di aver cantato “Bella Ciao” in quella occasione.
Reato di umanità. Trieste: sotto accusa Lorena e Andrea, che aiutano i migranti sulla rotta balcanica.
Parole sott’odio
Mi ha colpito molto il post di uno scrittore, si chiama Pierpaolo Mandetta. Gli hanno urlato “ricchione” sfrecciando su dei motorini. Io non conosco la sua storia, non so cosa c’è nel cuore e nell’anima di questo giovane uomo di 33 anni che crolla per un epiteto, una nenia che insegue gli omosessuali da secoli.
Ho letto la prima volta questo post, oggettivamente struggente, e ho pensato a un episodio che mi raccontò un giorno la Karl Du Pigné (o forse era Vladimir Luxuria o forse entrambe): passeggiavano al Pigneto, un gruppo di ragazzi in macchina si affiancarono alle due e iniziarono a urlare “Brutti froci”.
La Karl sconvolta rispose: “Brutto ce sarai! Io so favolosa”.
Insomma, pensavo, una persona molto strutturata reagisce alle offese che vengono rivolte in maniera differente nel corso degli anni.
Forse di fronte a una situazione del genere serve una punta di orgoglio.
Ma poi chissà, rileggendo il post in seconda battuta ho pensato a quello che scriveva Metastasio: “Ciascun dal proprio cuor l'altrui misura”.
E se sia giusta o sbagliata la reazione di un adulto a un’offesa, non possiamo davvero dirlo noi al posto di altri, ognuno reagisce per sé, ognuno ha testa e cuore per sé.
Ma c'è di più. Ho pensato molto ultimamente al tema della fragilità. La debolezza di questa generazione che non è in grado di elaborare la sofferenza e trasformarla in forza. In passato la comunità Lgbt (in tempi in cui si chiamava ancora omosessuale) lo ha fatto e ha costruito mondi. Autostrade da percorrere.
Adesso? Forse è colpa della pandemia. È un riflusso: sono sparite le associazioni dentro la pandemia, per dolo o in buona fede, ed è sparita la comunità, quella che fisicamente si ritrova nei luoghi.
Ti diranno: c’è internet. Ma non è la stessa cosa. Ti diranno: tutte le minoranze sono più fragili, mica sono solo le persone Lgbt in lockdown. Ci sono neri, disabili, donne.
Vero, ma la fragilità lgbt non si può comprendere paragonandola a quella dei neri, che hanno dalla loro le famiglie, e neanche a quella delle persone fisicamente diverse.
Nella differenza dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere sono in gioco la repressione delle emozioni e delle identità, cioè le basi di un essere vivente. Altrove ci sono studi e analisi sugli effetti devastanti dei lockdown sulla comunità lgbt.
Fare comunità ha sempre salvato vite. Adesso per le persone Lgbt è molto più difficile e forse intravediamo i segni.
Grazie per aver letto fin qui
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