Nona puntata di “Liberi Tutti”
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Poi è un momento, nel post pranzo con amici, la conversazione consueta si spegne in uno sguardo che si abbassa, una voce che borbotta, la replica che tarda ad arrivare, non arriva.
Cos'hanno fatto? Li hanno ammazzati mentre ballavano.
Come? Dove? In America, Colorado Springs. Cinque morti e 27 feriti.
Possiamo immaginarli, somigliano alle persone che ci circondano. Si conosce l'età. Vent'anni i più giovani, trenta i più vecchi. C'è una ragione se questa notizia arriva e colpisce più di altre. La reazione che ti ricorda perché la comuni
tà Lgbt è una comunità, perché la prima cosa che fanno tutti quando vanno all'estero è entrare in un locale in cui vedono una bandiera rainbow che ti dice: benvenuto, qui sei al sicuro. Tu lo sai, il mondo fuori fatica a comprenderlo.
Colpisce questa sparatoria più di altre, perché lascia muti dall'orrore.
Per decenni i bar lgbt hanno avuto la funzione non solo di svago ma di ritrovo, sono stati il cuore della comunità in tutto il mondo. Sono l’ultimo posto “sicuro” per la comunità. Il massacro di Orlando prima, Colorado Springs oggi non solo spezza vite, ma strappa alla comunità lgbt un "posto". È accaduto di nuovo. E continuerà ad accadere finché non troveremo il coraggio necessario per fare davvero qualcosa.
Quello che sappiamo delle vittime
Sono importanti i nomi. Il nome giusto è importante. Il nome ti porta diritto dentro una storia, dentro una vita. Ecco chi erano le cinque vittime della strage di Colorado.
Che si trattasse di una serata di bingo il mercoledì, di una serata karaoke il giovedì o di spettacoli drag nei fine settimana, Ed Sanders non vedeva l'ora di vedere Derrick Rump e Daniel Aston mentre si prendevano cura del bar del Club Q.
Il signor Sanders, è un habitué di lunga data, conosceva bene Rump e Aston e loro conoscevano lui – sapevano ad esempio che la sua bevanda preferita era rum e coca cola, e spesso quando Sanders non riusciva a trovare un Uber disponibile, Rump lo riaccompagnava a casa.
Il barista del tuo locale preferito è come un amico di vecchia data, si prende cura di te. Si prende cura di tutti.
Adesso Rump e Aston non ci sono più, due delle cinque persone uccise dall’uomo che ha deciso di assaltare il Q Club rifugio prezioso per la comunità Lgbt di Colorado Springs.
"È una famiglia", dice Sanders su un letto di ospedale con ferite da arma da fuoco alla schiena e su una gamba. "Tutti si conoscono. Quello è il nostro spazio amicevole, sicuro. Sicuramente, era il mio spazio".
Il dipartimento di polizia di Colorado Springs ha confermato i nomi delle cinque vittime nel tardo pomeriggio di lunedì: oltre Aston e Rump, Kelly Loving, Raymond Green Vance e Ashley Paugh.
Kelly Loving, 40 anni: "Era amorevole, cercava sempre di aiutare il prossimo, invece di pensare a se stessa", ha detto sua sorella, Tiffany Loving. Natalee Skye Bingham, 25 anni, aveva incontrato per la prima volta Loving circa sette anni fa, quando lavoravano insieme in un club in Florida. Era stata come una madre per lei: "Quando ho iniziato la transizione, non ero affatto sicura. Mi ha fatto capire che non c’era nulla di male nell’essere una persona trans. Ricordo gli abbracci e quell’energia positiva che mi ha dato la forza di andare avanti ed essere me stessa ".
Loving, come molte persone trans, era stata picchiata in passato, persino accoltellata ma era una "combattente".
Sanders, 63 anni, frequentava il Club Q da circa due decenni, finché è stato aperto. In ospedale ricorda quello gli ultimi istanti: ha ordinato un rum e cola e consegnato a uno dei baristi la sua carta di credito proprio all'inizio della sparatoria. "Non ho mai riavuto indietro la mia carta di credito".
Ma anche quando le persone cadevano a terra, ferite gridavano aiuto, Sanders ha detto che si poteva vedere cosa rendeva il Club Q così speciale. Nessuno restava solo. Una donna accanto a lui era stata colpita allo stomaco; lui e altri hanno impedito l'emorragia e cercato di confortarla nei momenti più buii. "Era la famiglia che aiutava la famiglia", ha ricordato. "Ci siamo presi cura l'uno dell'altro."
Una donna trans ha fermato il killer di Colorado con i suoi tacchi
La notizia, scarna, è questa.
Una donna ha fermato la strage di Colorado Springs.
Nelle stesse ore in cui ci si accorge dopo 12 anni che i mondiali di calcio si terranno in Qatar dove vige la Sharia, le persone Lgbt vengono perseguitate e oggi la bandiera arcobaleno bannata dagli stadi.
Proprio nelle stesse ore un uomo armato decide di entrare un locale Lgbt di Spings Colorado, America, e punire i “peccatori”.
Cinque morti, 27 feriti.
Non è un lieto fine, ma poteva andare peggio.
L’attentatore è stato placcato da un veterano e una donna trans.
Il primo a dare la notizia era stato al New York Time Richard Fierro, 15 anni nell’esercito, lì con la sua famiglia ad assistere al drag show. Fierro ha placcato l’assalitore: “L’ho disarmato mentre una drag dancer lo calpestava con i suoi tacchi a spillo”. Un errore. In realtà si tratta di una donna trans come ha specificato sul suo profilo Twitter Del Lusional, drag artist presente durante la sparatoria: “La persona che mi ha salvato la vita e ha calpestato con i suoi tacchi l’attentatore non era una drag queen, ma una donna trans”
È una storia così.
In Colorado le chiese condannano l’omosessualità, lo slogan delle aziende è «Diversità, alla spina!», le drag queen sono demonizzate, soltanto qualche settimana prima i Repubblicani avevano chiesto la cancellazione degli show drags: “Mando un messaggio a tutte le drag queen: state lontano dai nostri bambini nel nostro distretto”, era il messaggio della repubblicana Lauren Boebert che ieri ha espresso messaggi di solidarietà alla comunità Lgbt (messaggi respinti alla mittente, retorica postuma e tardiva). Solo nelle prime sei settimane del 2022 il partito repubblicano ha depositato e in alcuni casi approvato leggi anti trans e anche anti-omosessuali: 79 nel 2020, 147 nel 2021, 280 nel 2022. Le leggi si occupano di sport, bagni e altre questioni simili, la peggiore di tutte è la "Don't say gay" della Florida dell'astro nascente repubblicano De Santis: che vieta le discussioni in classe sull'orientamento sessuale e richiede agli insegnanti di informare i genitori se i figli si identificano come LGBT.
È un dettaglio, quello di una donna trans che reagisce e salva la sua comunità, ha un eco che rimanda alla storia della nascita del movimento Lgbt.
Ricorda quei tacchi scagliati contro la polizia da Marsha P. Johnson o Sylvia Rivera, due donne trans, che nel 1969 allo Stonewall Inn diedero inizio alla liberazione Lgbt+ mondiale.
Tacchi che non si sono ancora posati. A distanza di più di 50 anni continuano a vibrare liberi su chi vorrebbe toglierli alla comunità, rispedirla nelle carceri e nei manicomi o peggio.
Tam Tam 🌍
Questa settimana firmo la copertina de L’Espresso sguardo puntato sul 25 novembre giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e di genere.
Qui potete leggere il pezzo di copertina: Da “l’uomo è cacciatore” a “donna-danno”. La violenza dei luoghi comuni - L'Espresso
Parole sott’odio
“Il motivo principale per cui sono passato a FdI? Ad esempio la posizione del governo Draghi sulla Legge Zan, a cui io sono contrario". A parlare, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, è il capogruppo FdI al Senato Lucio Malan.
La Chiesa Valdese, di cui lei fa parte, è però favorevole ai matrimoni omosessuali.
"Ma non abbiamo il dovere di obbedienza, la chiesa Valdese è fondata sulla Bibbia e non sulla gerarchia".
Sulla Bibbia c'è scritto che i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono vietati? "C'è scritto di peggio, ed in modo anche più esplicito. Non sui matrimoni ovviamente, a cui nessuno aveva pensato duemila anni fa".
E cosa ci sarebbe scritto nella Bibbia su questo tema? " C'è scritto che l'omosessualità è un abominio, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento", ha detto il senatore a Un Giorno da Pecora.
Le stanze
Riprende la newsletter ma anche il filo diretto con voi. Dopo l’articolo pubblicato sul GHB e il caso Morisi. Mi piacerebbe parlare di chemsex e farlo insieme. Ma non solo.
Grazie per aver letto fin qui
Potete scrivermi su: simonealliva@gmail.com
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