Ottava puntata di “Liberi Tutti”
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Il tempo è quello che è: qui tutto è accesso, tutto è visibile eppure quel che non si vede non esiste, sarebbe bene tornare all'idea antica che solo la parola è quel che scava e lascia traccia. La parola detta e quella scritta, la voce sonora e quella di dentro. Sopraffatti dai social dove tutto tutti possono illuminare ogni cosa, rischiamo di non vedere alla fine un bel nulla di quello che conta. Di confondere i dettagli, di non scorgere i difetti. Come nel dopoguerra, come in guerra, come sempre nei momenti duri quando sono la stampa e la radio clandestina a tenere alti gli animi di chi resiste. Ogni tanto cerco di collegarmi sui social, su Instagram per capire l’alchimia del successo di certi influencer di diritti, quello che sono riuscito a notare negli ultimi tempi è soltanto il pericolo di chi alimenta indignazioni, rabbie e cavalca battaglie francamente prive di senso. Spesso sbaglia bersaglio, quasi sempre alimenta la disinformazione.
Distinguere chi fa chi e per cosa è un’artigianato. Ce lo insegna un po’ la vita a distinguere i buoni dai cattivi. Semplicemente. Amici e conoscenti, capiufficio e colleghi, antichi e nuovi amori. Buoni senza luce negli occhi, cattivi che ti fermi a parlare e ci vedi un velluto. È un attimo, ma è sempre quello giusto. Invecchiando s'impara che vale più l'impressione di un istante che un milione di parole. Non c'è un metro, però, per questo. Sconsiglierei quindi a chi vuole fare attivismo, informazione, politica di essere troppo presente sui social.
Perché alla fine po’ si vede, si capisce: chi non ha nulla nello sguardo non conviene mettersi di fronte a une telecamera. C'era in tv un vecchio programma con Biagi che intervistava Pasolini e i suoi compagni di classe, tempo fa. Lo trovate qui. Abbassando il volume si vedevano solo gli occhi di Pasolini. Occhi lucidi, veloci, irrequieti, fondi. Gli altri: senza occhi. Poi veniva quello che dicevano, ma dopo. Ora invece bisogna essere sempre presenti, connessi ma anche protagonisti. Va molto il principio del "fuori contesto". Sorprendere, spiazzare: infilarsi dove non ti aspetti. Tempi strani.
La parte peggiore degli uomini
Ascoltare il dolore. C’è qualcosa che non si può nominare perché non sta bene, perché il fallo da espulsione è dietro l’angolo, perché se lo nominiamo diventiamo subito fragili, subito bersaglio, subito vittime. Nessuno al mondo vuole passare per vittima, sì c’è chi per disperazione o strategia cerca di farlo ma solo perché spera che indossando la maschera della vittima può ottenere qualcosa. Ma nella vita reale, nelle nostre più nascoste debolezze, nessuno vuol sembrare debole.
C’è una sfida che riguarda la comunità LGBT, soprattutto G, che non vediamo perché abbiamo deciso di voltare lo sguardo dall’altra parte. La sfida della salute mentale. La fragilità della psiche non è, fuorigioco dal dubbio, una caratteristica della comunità Lgbt, come diceva Indro Montanelli che ne soffriva: “La depressione è una malattia democratica: colpisce tutti”.
Depressione, chemsex, disprezzo di sé: la salute mentale delle persone Lgbt è totalmente ignorata
Sebbene le statistiche mostrino che gli uomini gay sono ancora emarginati, ciò non cambia il fatto che sono percepiti erroneamente come privilegiati – e la percezione è importante nel mondo del processo decisionale. Ai responsabili politici piace immaginarsi come guidati dai dati, ma lo sviluppo delle politiche è spesso spinto da considerazioni politiche. La cancellazione della vittimizzazione gay in corso deruba la comunità gay del capitale politico necessario per richiamare l'attenzione sui suoi guai.
Vi ricordate? Sembra ieri, un momento in cui non si parlava altro di omotransfobia, razzismo, antisemitismo, abilismo. C’era il senatore che parlava di numeri inventati, quello che raccontava la favola delle lobby e poi c’era chi sommessamente diceva: no, scusate qui ci stanno massacrando. Un momento, un attimo che è finito tutto nel tritacarne degli slogan e poi nel buco nero delle priorità. Che sono altre, sempre sono altre. L’Espresso in anteprima ha deciso di dare un’occhiata non alle storie (come abbiamo sempre fatto, come ho sempre fatto) ma ai numeri. Per chi non ci crede, per chi parla di lobby e fake news, parliamo di numeri.
1.379 aggressioni in un anno. Persone, vite, occhi. Magari servisse questo a riportarci al senso delle cose, a mostrare la prospettiva e restituirci la misura. E invece.
Tam Tam 🌍
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Il mondo fuori
A Roma, quartiere San Lorenzo, roccaforte storica della sinistra radicale arriva un vascello. Si chiama Antigone e a Milano dal 2016 è un punto di riferimento per la comunità Lgbt+. Approda anche nella Capitale, ci si può restare un giorno intero. Custodisce un tesoro di parole. Ci sono stato qualche giorno fa. Un safe place, un luogo dove ritrovarsi con i corpi e con la mente. Posti come questi sono magici e rari. Marta Cotta, Federica Sposato e Mauro Muscio che hanno avuto questa splendida idea e ci hanno fatto un regalo. Aprire una libreria Lgbt+ in periferia della capitale. Periferia popolare. In un quartiere bellissimo e infelice. Che regalo pazzo, visionario, bello. Veramente bello. Abbiamo tutti diritto alla bellezza. Abbiamo tutti diritto alle storie. Anche come consolazione.
Ci troveremo lì. Via dei Piceni 1.
Le stanze
Ho letto il suo articolo sul chemsex. Qualche mese fa una persona a me cara è sparita per tutto il weekend di Sant'Ambrogio, per fortuna il tuo articolo mi ha aiutato a capire qualcosa in più. Adesso questa persona si trova ad affrontare pesanti danni fisici e psicologici a seguito di questa dipendenza e delle violenze subite. Perché nessuno ne parla? Io non ne sapevo niente. Sono arrivato lì, l'ho trovato in uno stato pietoso. Camminava a pena. Poi una trafila di esami, analisi. Ancora non si è ripreso. Dopo, solo dopo e su mia insistenza mi ha raccontato che era da mesi in questo giro di festini, sconosciuti incontrati in chat alloggiavano in alberghi e restavano lì chiusi per giorni. Nessuno né parla. Non si nomina mai la questione.
Questa è una delle tante mail che ho ricevuto dopo l’articolo pubblicato sul GHB e il caso Morisi. E sarebbe bene parlarne e farlo insieme.
Grazie V. per aver trovato le parole che illuminano un mondo che c’è. Anche se non lo vediamo.
Grazie per aver letto fin qui
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Mi trovate su Instagram e Twitter @simonealliva