INSIEME FUORI
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Rieccoci alla quinta puntata di “Liberi Tutti”. Dopo una lunga pausa. Si procede con misura per moltissimi motivi. “Fuori i Nomi! Intervista con la Storia Lgbt” è già andato in ristampa. E per questo vi ringrazio. 🌈
Per chi vive a Roma ci ritroviamo mercoledì, 16 giugno, ore 18.00 a QUID in Via Assisi 117 (Metro Stazione Tuscolana). Con Imma Battaglia, Patrizia Senatore e Pino Strabioli per parlare di storia e confrontarci insieme. Sarà una bella giornata, un bicchiere in terrazza e pensieri lunghi sul tempo che è stato e quello che verrà.
Seguo da giorni le audizioni sul ddl Zan. Ne ho scritto. Dai 170 auditi annunciati -Platinette, il presidente di Pro Vita e l’infettivologa che vedeva nelle unioni civili la causa dell’Hiv- siamo arrivati a 70. Comunque troppi, comunque un circo. Vi racconto quello che ho visto e ascoltato. In sintesi. un baraccone ambulante è arrivato all’improvviso nello sterrato di Palazzo Madama. La Lega ha guidato alla cieca per mesi, nel tentativo di bloccare il ddl Zan. Poi ha chiamato gli “esperti” a esprimersi su una legge per contrastare l’odio omotransfobico, la misoginia e l’abilismo. È uno spettacolo da luna park. Il Partito Democratico ha tentato fino alla fine di liberarsi dalla morsa dell’ostruzionismo della Lega ma si è dovuto scontrare con i tentativi di mediazione e discussione di Italia Viva che tesse trame con la destra, un senatore dice “tentato di fare gli equilibristi su posizioni di destra e adesso siamo costretti ad ascoltare il circo”. Dice anche che quando cadono gli equilibristi, al circo, entrano in scena i clown. Ma qui non c'è niente da ridere e ad ascoltare alcuni interventi sembra di stare dentro la casa degli orrori. Venghino signori venghino. C'è la suora che invita al non indottrinamento, il curatore di gay, l’omosessuale che invita all’astinenza, l’avvocata che cita circolari inesistenti, il magistrato convinto che la pedofilia sia un orientamento sessuale. Venghino, si accomodino.
Qui su Esquire Italia il resoconto delle due giornate. E si continuerà. Domani alle ore 13. Vi terrò aggiornate e aggiornati su Twitter. Come sempre.
Se vi capita di assistere a un’aggressione date l’allarme come ha fatto Giorgia, 13 anni aggredita per una borsa arcobaleno. Occhio, tra giugno e agosto le vittime del pregiudizio possono essere bersagli ancora più esposti. A far da complice c’è l’aria da «Far west» che può prendere il sopravvento nel cuore dell’estate. Dal 17 maggio 2020 al 17 maggio 2021 contiamo 130 aggressioni ai danni delle persone Lgbt. Ma vorrei soffermarmi su questa storia d’odio per una piccola riflessione.
Giorgia è stata aggredita dalle compagne perché sfoggiava una borsa arcobaleno simbolo dei diritti della comunità Lgbt. Non conosciamo l’orientamento sessuale della ragazza ma sappiamo che è una sostenitrice della comunità, per questo è stata picchiata. La violenza tra i più giovani non è una novità. L'omotransfobia esiste tra i banchi di scuola. In "Caccia All'Omo" lo racconto e non solo. Su L’Espresso ho recentemente raccolto un rosario del dolore di moltissimi studenti e studentesse che descrivano la scuola come un inferno. E pensiamoci: il ddl Zan prevede una strategia di contrasto alla violenza tra i banchi di scuola. Proprio questo punto è definito “controverso” e osteggiato dall’opposizione di destra e da parte di Italia Viva.
La scuola è per le persone gay, lesbiche, trans un posto dove si dedica l’esistenza a sopravvivere. C’è sempre stata un’omofobia quotidiana che miete vittime tra i giovanissimie può pesare tutta la vita. Essere gay o lesbica, essere una ragazza o un ragazzo trans sono spesso una condanna al silenzio. Si diventa invisibili quando, accanto, i compagni di scuola trovano naturale esibireleragazze quasi fossero il trofeo di un’appena conquistata virilità. Ci si sente ai margini quando non si atteggia il corpo secondo i rituali della eterosessualità. Apparentemente si è come gli altri, ma di fatto non è così. Ci si sente “altro”, “strani”, “di una specie diversa” . È come vetro sottilissimo che frena la spontaneità per evitare che gli altri si accorgano del “segreto”. Ma i compagni di scuola, gli amici, spesso intuiscono. E mettono in atto quella ferocia fatta anche solo di occhiate e piccoli gesti che a piccole dosi molti hanno sperimentato da giovanissimi spesso cedendo. È la crudeltà del gruppo che, inquietato dalle variabili fuori con trollo, perseguita chi rappresenta una minaccia perché non conforme. Il gay o la lesbica, però non possono adeguarsi, se non pagando l’altissimo prezzo di reprimere le proprie emozioni. L’aggressione nei confronti dell’omosessuale diventa una formazione di genere: se non dimostri anche solo a parole che per te “essere frocio” vuol dire non essere maschio diventi sospetto. Scatta allora l’esilio dal gruppo o l’aggressione: è la condanna emessa dall’omofobia nei confronti di chi scopre presto di avere un’attrazione erotica esentimentale verso una persona del proprio sesso. Oggi più di prima il gruppo è per i ragazzi la seconda famiglia. Se non la prima. Può succedere che il giovane gay o la ragazza lesbica trovino il coraggio di svelarsi, ma non significa chesiano attrezzati all’impatto con un mondo che non li prevede.
Il caso di Giorgia però è ancora più “interessante”. Illumina bene questo tempo. L’assalto non solo alle identità. L'aggressione è scattata contro un simbolo, la borsa arcobaleno, poteva essere un braccialetto, una bandierina, qualsiasi cosa associata alla comunità lgbt. Ci dice che l'aggressione omotransfobica può colpire chiunque. Perchè questo è il tempo in cui viviamo. La politica, la narrazione distorta dei media sulle persone lgbt alimentano quel vento misterioso che gonfia il discorso d’odio, prende a pugni la pancia di un pezzo non minoritario della popolazione e poi incendia i tessuti sociali .
Grazie per aver letto fin qui
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